30 giugno 2006

CENTO DI QUESTI INNI !

Dopo gli inni presenti, iniziamo oggi una carrellata sugli inni passati. Se infatti l’inno della nazionale2006 è opera dei Pooh (o di Checco Zalone, se preferite), ricordiamo per esempio quello di Claudio Baglioni composto per Francia ’98. Ma forse non tutti sanno che ne esiste anche uno composto prima del decesso da Fabrizio De Andrè e intrisa del lirismo tipico del cantautore genovese.

Il pezzo racconta i mondiali dal punto di vista dell’allenatore di una ipotetica nazionale zingara e del suo rude terzino Mario; questo emarginato dalla società riesce a portare la propria squadra alla finale con l’Italia, la sta perdendo e a pochi minuti dalla fine ha l’occasione di pareggiare in contropiede, ma il destino è in agguato in una forma insospettabile...
Da cantare sulla musica de “La guerra di Piero”.

LA GUERRA A DEL PIERO


Dormi sepolto in un campo di calcio
non giocherai più nemmeno uno stralcio
di una partita: i tuoi nervi scossi
t’han dato mille cartellini rossi

Lungo la schiena di quel tornante
voglio che affondi i gomiti, Mario,
atterra a calci quell’avversario
che dalla porta resti distante

Così dicevo ed ero in panchina
la squadra azzurra faceva melina
già perdevamo per uno a zero
che prese palla purtroppo Del Piero

Ferma Del Piero, fermalo adesso
fa che in un campo non faccia più ingresso
spingilo pure, tieni la maglia
fagli partire ginocchio e caviglia

Tu lo colpisti e il tempo passava
ma la difesa avversaria arretrava
ed arrivasti a passar metacampo
palla sul piede e via come un lampo
E mentre partivi per il contropiede
vedesti un uomo aspettarti con fede
aveva il tuo stesso identico odore
ma la maglietta di un altro colore

Spara a Moriero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
taglialo a fette, fagli di peggio
basta che poi tu pervenga al pareggio

E se son solo di fronte al portiere
soltanto il tempo avrò per tirare
ma il tempo a me resterà per vedere
gli occhi di un uomo a cui sto per segnare

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ma stai attento, perché ad un metro
c’è un uomo pronto ad un fallo da dietro

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che l’arbitro vide il tuo immenso dolore
ma non concesse nemmeno il rigore

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua carriera doveva finire
per un centravanti tornato a coprire

Ninetta mia crepare di Baggio
ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, quel mascalzone
non prese neanche l’ammonizione

E mentre l’arbitro stava a guardare
verso di lui cominciasti a imprecare
“Tieni le corna, fetido insulso!”
così in un attimo venisti espulso

Dormi sepolto in un campo di calcio
non giocherai più nemmeno uno stralcio
di una partita: i tuoi nervi scossi
t’han dato mille cartellini rossi


NOTA: la canzone è stata scartata perché sarebbe stato troppo innovativo, anziché cantare l’inno con la mano sul cuore, farlo con entrambe le mani serrata una trentina di centimetri più in basso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un po' lunghetto come post, ma... GENIALE! Ne aspetto altri!