22 marzo 2006

Chi è Pinturocchio?



Carlo Collodi cronista calcistico

Di collo”: si usa per definire un tiro realizzato con la parte anteriore della caviglia.
Collodi”, che ne è l’anagramma, è stato scelto dall’autore del libro “Le avventure di Pinocchio” come pseudonimo.
Forse voleva mascherare il suo vero nome, “Lorenzini”, perché diminutivo di quello di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, il suo conterraneo toscano Benito “Veleno” Lorenzi. Tutti avrebbero capito subito quale messaggio si celasse dietro l’allegoria del burattino di legno che vuol diventare bambino.
Qualcuno potrà obiettare che l’attaccante sarebbe nato solo novantanove anni dopo lo scrivente, ma è proprio questo il punto: il più celebre romanzo dell’autore toscano è senza ombra di dubbio una lunga e articolata profezia sul football futuro (per lui; passato prossimo e presente per noi). E la cosa incredibile non è tanto questa rivelazione, quanto il fatto che nessuno se ne sia accorto prima. Dissimulando “Pinturicchio” con “Pinocchio”, voleva mescolare le carte, come un Nostradamus qualsiasi.
Alcuni punti del libro, però, sono quasi volgari nel loro essere espliciti. Non è forse la fata turchina dello stesso colore della maglia della Nazionale? Certo, infatti si tratta della versione traslata del commissario tecnico degli azzurri. Andando ad analizzare il testo, tutti i personaggi del romanzo hanno un corrispettivo nell’arte pedatoria a cavallo tra il secondo e il terzo millennio.
Collodi ci descrive una serie di figure che sarebbero col tempo diventati figurine, alcuni figuracce. Sarà un caso, ma i calciatori più rappresentati sulle copertine dei celebri album Panini, con quattro apparizioni a testa, sono proprio Pinturicchio e il divin codino dal debole ginocchio. Alla pari del pupone popolar per lo sputacchio. E dell’allenatore da reality che per amore d’assonanza chiameremo Cicchio. A noi è bastato quindi raccogliere tutti gli indizi e spiegare cosa voleva davvero raccontarci lo scrittore fiorentino. Una storia scritta nero su bianco, illustrata inizialmente in bianco e nero e raccontata ai giorni nostri in bianconero.
Sono passati oltre centoventi anni dalla prima pubblicazione del libro di Collodi, eppure solo oggi i lettori avranno la chiave di lettura per capirla.
Quindi, care mamme, non arrabbiatevi se la sera, mentre voi vi arrabattate a raccontare le favole a vostro figlio nel vano tentativo di farlo addormentare, vostro marito è nell’altra stanza a guardare la partita di Champions League. Non prendetevela se il piccolo continua a domandarvi il perché delle azioni dei personaggi.
Portate il bambino davanti allo schermo e improvvisamente capirà.

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